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La carriera di Giuliano come attore non è sempre stata vista come un successo, in particolare dalla sua famiglia. A sessantotto anni però, dopo essere stato anche aiuto regista e regista, arriva la rivincita.
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Arrivano molte proposte a Giuliano Montaldo e ogni volta lui rimane stupito. Ma il vero colpo di scena resta nel fatto che in ogni ruolo che ricopre incontra persone che amano il cinema quanto lo ama lui.
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Abituata alla semplicità, il premio Nobel Rita Levi-Montalcini affronta la formalità del cerimoniale di questo riconoscimento.
Nonostante il prestigio del premio però non sembra essere questo il momento più importante della sua vita.
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La prima proiezione a Venezia del film "Gli occhiali d'oro" fu un successo. Anche Bassani, l'autore dell'omonimo romanzo, ne restò piacevolmente colpito. Inti e sua madre parlano del rapporto di coppia tra Vera e Giuliano.
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A causa delle leggi razziali degli anni '40, Rita Levi Montalcini fu allontanata dall'università, ma continuò ad esercitare la sua professione aiutando i malati nelle zone più povere di Torino. Durante l'occupazione nazista, si nascoste a Firenze, poi nel 1947 si imbarcò sul Liberty ed approdò in America.
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Se le opere di Piero della Francesca sono rimaste indenni nonostante i bombardamenti della Seconda guerra mondiale, lo si deve a storici dell'arte e restauratori come Ugo Procacci.
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Finite le riprese di "Marco Polo" in Cina, Vera e Giuliano iniziano a lavorare alla produzione di "Gli occhiali d'oro", un film basato sull'omonimo romanzo di Giorgio Bassani. Al film hanno partecipato attori come Stefania Sandrelli, Rupert Everett e Philippe Noiret.
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Se la cultura rende liberi, allora la soluzione per combattere le disuguaglianze sociali non può che essere l'istruzione. Rita Levi Montalcini ne è la prova: proveniente da una famiglia ebrea, ha vissuto e si è formata durante il regime di Mussolini.
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La storia dell'arte di Piero della Francesca è intimamente connessa
con la storia della libertà di Borgo Sansepolcro. Ci sono una serie di motivi per cui la Resurrezione sia stata portata nel posto in cui si trova oggi, motivi legati alla storia del borgo.
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Inti, il nipote di Giuliano e Vera, raggiunse i nonni in Cina per le riprese di "Marco Polo" durante le vacanze estive. Fu un'esperienza molto bella ed importante per l'allora bambino, che gli permise di creare uno splendido rapporto con i nonni.
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Da bambina, Rita Levi Montalcini era timida ed insicura. Nonostante ciò, crescendo è riuscita ad opporsi al padre, che non voleva che si iscrivesse all’università, convinto che per una donna una carriera avrebbe significato una distrazione da quelli che nella sua visione del mondo dovevano essere i doveri di una moglie.
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Il Museo Civico cominciò ad assumere pressoché la struttura attuale intorno al 1456 quando in particolare fu ridefinita la sala dei Conservatori, dove si trova la Resurrezione di Piero della Francesca.
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Il regista Giuliano Montaldo racconta che l'idea del film su Marco Polo venne all'allora direttore della RAI, dopo avere incontrato i membri di una delegazione italiana di ritorno da un viaggio a Pechino verso la fine degli anni '70. La delegazione era rimasta piacevolmente sorpresa nel vedere che i funzionari cinesi brindavano a Marco Polo come a un "italiano amico della Cina". Lo sceneggiato fu girato in ben tre continenti diversi.
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Da giovane, Rita Levi Montalcini, cresciuta in una famiglia che le ha dato la possibilità di essere una libera pensatrice, desiderava diventare un'infermiera. Da grande ha fatto molto di più, occupandosi anche delle donne povere e dei giovani.
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In seguito alla campagna di ricerca storica e di restauro, si è scoperto che la Resurrezione non è stata dipinta sulla parete su cui adesso la vediamo, ma fu trasportata da un'altra sede. Probabilmente si tratta della facciata esterna del palazzo, sotto l'arengario di Borgo Sansepolcro.
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