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Un viaggio nell'identità siciliana attraverso la storia di Giuseppe Pitrè, il medico palermitano creatore del primo museo etnografico d'Europa. Il documentario di Alessandro D'Alessandro e Marco Leopardi unisce le riprese dal vivo, i disegni d'animazione e i documenti d'archivio della Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane.
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Questa parte del documentario racconta un po' della vita di Pitrè, del suo rapporto con il mare e del suo sogno di diventare scrittore.
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Questa parte del documentario descrive e mostra immagini della pesca del pesce spada in Sicilia, raccontata anche negli scritti di Pitrè.
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La vita di Pitrè è stata segnata anche dalla figura del "cuntastorie", intrattenitore ambulante, che si sposta di piazza in piazza raccontando una favola, una storia o un fatto. Pitrè ha raccolto alcuni racconti popolari e in questo video ascoltiamo il "cuntu" di Giufà.
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Questi "cunti"(racconti) della cultura siciliana, che Pitrè ha salvato e protetto a costo della propria vita, oggi vengono portati in giro per il mondo. In questo video, ascoltiamo l'ultima parte del racconto del povero ragazzo ingannato dal castellano.
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Le radici della tradizione siciliana, della sua storia e della sua cultura, sono da ricercarsi negli ambienti popolari di questa terra. Pitrè, custode della tradizione, è riuscito a dare voce al popolo attraverso le raccolte di racconti e testimonianze siciliane.
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Il Festino di Santa Rosalia è una delle celebrazioni religiose siciliane più importanti, ma anche un grande evento popolare che si svolge dal 10 al 15 luglio, a Palermo. La testimonianza di Pietro, che aveva rischiato di morire a soli 13 anni, è strettamente connessa alla fede e alla religione. Pietro è uno dei tanti palermitani che ogni anni partecipano al festino.
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I profumi, la luce, l'odore del mare della Sicilia sono un richiamo costante, soprattutto quando si decide di lasciare questa terra. Con Pitrè tutto quello che caratterizza la Sicilia viene conservato e ricordato. Soprattutto il dialetto, che negli ultimi anni è stato dimenticato portando la perdita dell'identità regionale.
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Nel 1865, Pitrè si laureò in Medicina ed iniziò così ad esercitare la professione di medico in uno dei quartieri più poveri di Palermo. La professione di medico gli consentì di conoscere da vicino gli usi e i costumi popolar e di ascoltare le confidenze di tante persone.
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Uno dei riti diffusi nella cultura siciliana prevede l'utilizzo di una cipolla e di cinque spilli. Questo rito è accompagnato da una preghiera-scongiuro in dialetto siciliano per l’amore, "Angelo dell’Eterna Luce", in cui sono chiamati a raccolta Angeli, Arcangeli, Serafini e Cherubini per venire in aiuto di chi scongiura.
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Il patrimonio culturale siciliano raccolto da Pitrè contiene anche riferimenti all'Opera dei Pupi, ossia un tipo di teatro delle marionette, i cui protagonisti sono Carlo Magno e i suoi paladini. In questo video, un puparo spiega come si cura lo spettacolo, le sceneggiature, i pupi e come, con un timbro di voce particolare, riesce a dare suggestioni, ardore e pathos alle scene epiche rappresentate.
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Palermo è la città "tutto porto", si affaccia sul mare ed ha una grande capacità di accogliere tutti. Palermo, come tutta la Sicilia, costituisce da sempre un’area di cruciale importanza nello scenario dei movimenti migratori internazionali dalle regioni dell’Africa e dell'Asia. Tuttavia, bisogna fare ancora tanto prima di porter parlare di integrazione totale di questi popoli nella cultura italiana.
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I flussi migratori, che dalla seconda metà del XX secolo continuano ad investire la Sicilia, hanno permesso a gruppi di medici di constatare come alcune mattie siano strettamente legate alla cultura dei migranti stessi, come quella africana o asiatica. Tra queste sindromi culturali ce n'è una che in alcuni paesi porta la persona che ne è affetta al suicidio.
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Nonostante in Sicilia manchi una legge quadro sull'integrazione, la sanità ha fatto un passo in avanti garantendo agli immigrati,regolari e non, cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o comunque essenziali.
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Il documentario su Giuseppe Pitrè e sulle memorie della vecchia Sicilia termina qui. È riconosciuta da tutti gli studiosi l’importanza culturale dell’impresa portata a termine da Giuseppe Pitrè: un’impresa lontanissima da ogni forma di retorica, magnificamente documentata e splendidamente argomentata.
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