Il padre di Dafne si aggira in piena notte per casa con una torcia in mano. Da una parte, Dafne cerca di sostenerlo moralmente, dall'altra cerca di fargli capire che ormai è adulta e ha bisogno dei suoi spazi.

Dafne sta affrontando la scomparsa della madre decisamente meglio rispetto a suo padre. A casa è pronta anche a fare qualche cambiamento all'arredamento.

Una canzone fa da sottofondo alle scene di questa parte in cui Dafne continua la sua vita di tutti i giorni, mentre il padre probabilmente non riesce ad andare avanti come se nulla fosse.

Dafne è sul treno con suo padre. Poco dopo i due iniziano a passeggiare su un sentiero.

Dafne è molto curiosa ed entra in un luogo che la affascina molto. Poi continua a passeggiare nei boschi chiacchierando con il padre.

Dafne è sempre molto diretta, anche nel ricordare a suo padre che per lui ci sarà sempre. Si è fatta sera e dopo la lunga passeggiata, i due entrano in una locanda.

Dafne e suo padre cenano al rifugio e chiacchierano un po'. Ma poi sentono qualcuno parlare nell'altra stanza e si chiedono cosa stia succedendo.

Il padre di Dafne racconta com'è stato avere una figlia con la sindrome di Down e di quanto sua moglie si sia presa cura di Dafne fin da subito.

Dafne e suo padre di buon mattino ricominciano a passeggiare in un sentiero.

Dafne vuole che suo padre smetta di fumare e prova ad aiutarlo a modo suo. Il padre per la prima volta dopo tanto tempo torna a sorridere.

Dafne è molto socievole e si diverte a chiacchierare con le guardie forestali che stanno dando un passaggio a lei e suo padre.

Arrivati nella vecchia casa di famiglia, Dafne spalanca le finestre per far entrare un po' d'aria e, insieme al padre, ricorda quanto la madre stesse bene tutte le volte che andavano lì.

Dafne mostra al padre un ricordo prezioso della madre. La sua sensibilità fa commuovere ancora una volta il padre.

Caravaggio è una miniserie televisiva italiana basata sulla vita del pittore italiano Michelangelo Merisi da Caravaggio. Le prime scene di questa serie mostrano un gruppo di povera gente nel 1577 durante la peste, quando il Merisi aveva cinque anni.

Non avendo altra scelta e con il cuore a pezzi, la mamma di Michele è costretta a mandare il figlio a Milano da Simone Peterzano, pittore tardomanierista che accoglieva in casa e in bottega dei giovani apprendisti pittori, garantendo loro vitto e alloggio e assicurando loro che alla fine dell’apprendistato sarebbero stati in grado di esercitare in maniera autonoma la professione di pittore.